Sistema Politico SuafricanoLa Repubblica del Sudafrica (in inglese Republic of South Africa , in afrikaans Republiek van Suid-Afrika ) è una nazione che si estende per l’intera parte meridionale dell’Africa, e si affaccia sia sull’oceano Atlantico ad ovest e a nord ovest, sia sull’oceano Indiano ad est e a sud est. I Paesi confinanti sono il Mozambico e lo Zimbabwe a nord est, il Botswana a nord e la Namibia a nord ovest; particolarità del Sudafrica è che ingloba all’interno dei suoi confini lo stato dello Swaziland e quello del Lesotho a sud est, in una zona montuosa. Di amministrazione sudafricana sono anche le isole Marion e Principe Edoardo, che si trovano nell’oceano Indiano, e la zona orientale del Dito di Caprivi, sebbene con questa non ci sia un continuum territoriale.

Il Sudafrica è membro di diverse organizzazioni internazionali, come l’ONU, la SADC e l’OUA, ed è anche associato all’Unione Europea; inoltre, fa anche parte del Commonwealth, da cui fu estromesso nel 1961 a causa dell’impiego della loro nuova Costituzione repubblicana.

Costituzione e Ordinamento dello Stato

Il Paese è nato dall’affiliazione di quattro province fondate dai coloni inglesi e boeri, con un breve passato da Stati indipendenti: il Natal, il Transvaal, la provincia del Capo e lo Stato Libero dell’Orange; questi territori divennero possedimenti inglesi durante la seconda guerra franco-boera, terminata nel 1902.

La minoranza bianca del paese, nel 1948, si impose nettamente, disegnando un forte regime di segregazione sociale e razziale, chiamato apartheid, il cui acme fu raggiunto con la messa al bando del partito dell’opposizione nera - l’African National Congress (ANC) - e la carcerazione dei suoi rappresentanti.

Le politiche razziste durarono fino alla fine degli anni Ottanta, benchè la comunità internazionale condannò duramente il Sudafrica in numerose occasioni: nel 1990 l’ANC fu ripristinato ed il suo indiscusso capo, Nelson Mandela, fu reso libero. Quattro anni dopo di svolsero le prime elezioni politiche multirazziali.

La prima costituzione provvisoria del nuovo corso sudafricano fu preparata nel 1993 e rimase attiva fino all’elaborazione della Costituzione definitiva, concordata l’8 maggio 1996 ed entrata in vigore nove mesi dopo.

Il capo dello Stato possiede la carica di presidente della Repubblica, e detiene il potere esecutivo; è eletto dall’Assemblea nazionale e la durata in carica del presidente è di cinque anni.

Il potere legislativo è invece in mano al Parlamento, di matrice bicamerale: l’Assemblea nazionale è composta da 400 membri eletti con suffragio universale e con sistema proporzionale; il Consiglio nazionale è poi composto da 90 membri delle province: infatti, ogni provincia elegge sei delegati permanenti e quattro membri speciali. Le cariche di tutti i membri di entrambe le camere durano cinque anni.

Il gabinetto è composto da ventisette membri, mentre i primi due partiti più numerosi - o i partiti che detengono almeno il 20% delle preferenze - hanno la capacità di eleggere il vice presidente.

Tutti i partiti che hanno ricevuto almeno il 5% dei voti durante le elezioni legislative ottengono una rappresentanza parlamentare, che è direttamente proporzionale alla percentuale di preferenza elettorale.

Costituzione e organizzazione dello Stato

Affinchè i principi della Costituzione siano rispettati, è stata istituita una Corte costituzionale, di cui fanno parte undici giudici decisi dal presidente della Repubblica, che sceglie i loro nomi all’interno di una lista preparata dalla Commissione giudiziaria; i membri della Corte costituzionale rimangono in carica per dodici anni e non possono essere rinominati.

Le Costituzioni del 1993 e del 1997 hanno ridisegnato la struttura amministrativa del Sudafrica: non solo a livello centrale, ma soprattutto a livello locale c’era bisogno di uno svecchiamento del sistema, ancora basato sulle leggi razziali dell’ apartheid. Infatti, durante l’ apartheid era stata concessa una relativa autonomia in materia legislativa, esecutiva ed amministrativa ad alcuni nuclei tribali nei territori delle Black Homelands - le aree dove vivevano i Bantu - creati originariamente su una matrice etnico-linguistica e che poi hanno visto stanziarvi diversi gruppi africani; questi particolari poteri non erano stati dati loro basandosi sui principi di autonomia locale, ma come esempio paradigmatico di segregazione razziale, dove le tribù e gli altri gruppi non bianchi della nazione vivevano un’esistenza politica ed amministrativa diversa dal gruppo bianco, che li aveva estromessi totalmente dalle faccende governative centrali.

Successivamente all’abolizione dell’ apartheid , i Bantustan indipendenti furono ammessi a far parte della Repubblica: si tratta dei territori di Venda, Ciskei, Transkei e Bophuthatswana. La nuova organizzazione amministrativa sudafricana prevede la divisione della nazione in nove province autonome, ciascuna delle quali possiede una peculiare Costituzione, che ha come unico limite quello di non entrare in contrasto con la Costituzione centrale. Ogni provincia, poi, prevede la presenza di un ente legislativo, i cui membri oscillano numericamente tra le 30 e le 80 unità; la loro elezione avviene ogni cinque anni per suffragio universale ed utilizza il sistema proporzionale. Il governo provinciale detiene anche il potere esecutivo, che viene amministrato attraverso un organo apposito costituito da dieci membri, nominati tra i candidati dei partiti che sono stati eletti con almeno il 10% delle preferenze.

Le popolazioni autoctone ed i loro organismi tradizionali non sono, però, state trascurate, tanto che detengono una discreta autonomia: si tratta principalmente del regno dell’etnia zulu del KwaZulu.

La sede centrale del governo sudafricano risiede a Pretoria, mentre la Corte suprema a Bloemfontein; il Parlamento, invece, ha sede a Città del Capo.

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