Economia sudadricanaIl Sudafrica, rispetto a tutti gli altri Paesi africani, è ricco di miniere, di industrie fiorenti e moderne infrastrutture; è un paese che, fin dalla fine della Seconda guerra, ha avuto una crescita dell’economia molto variabile, e anche se la crescita costante dell’economia ha portato a nuovi investimenti da parte di paesi stranieri aprendo così nuove strade nel settore commerciale, esistono ancora parecchie contraddizioni. Fin da subito il governo ha puntato politicamente a voler sostenere la crescita economica ed a voler essere autosufficienti nell’industria, in special modo nel campo della manifattura; una situazione particolarmente dura e critica si ebbe verso i primi anni ’70 del secolo scorso che durò tutto il decennio seguente, e dovuta ai tassi molto alti di inflazione, al crollo degli investimenti da parte dei paesi stranieri, all’alto numero di disoccupati e, più di tutto, alle sanzioni economiche che l’ONU stanziò contro il governo del Sud Africa per farlo recedere dalla politica di apartheid intrapresa.

Settore Primario

Il 10% di lavoro attivo proviene dal settore agricolo, anche se questo contribuisce in piccola parte alla formazione del prodotto interno lordo, concorrendo però in misura elevata nelle esportazioni sudafricane (la percentuale sarebbe più elevata se si contassero anche i contadini delle ex Homelands). Il clima e soprattutto la mancanza di piogge riducono di molto le superfici coltivabili (la stima si aggira sul 15% del totale), ma grazie alle infrastrutture particolarmente specializzate nel migliorare i raccolti fa sì che il Paese riesca tranquillamente a soddisfare oltre alla propria domanda anche quella estera.

La coltivazione in Sudafrica di cereali, e in special modo di frumento e di mais, è ottima: le zone delle vallate del Capo Occidentale, e le coste del KwaZulu-Natal, i Highveld di Mpumalanga e Stato Libero, sono le più adatte, in quanto a clima e a terreno, per la coltivazione su larga scala di cereali; dove invece la terra è più arida, si adottano impianti di irrigazione che aumentano così la zona coltivabile. Avendo una così vasta offerta di suoli, climi e risorse tecniche usate, si ha uno sviluppo agricolo molto variegato: se nell’interno troviamo soprattutto i cereali (dove infatti sorge il “triangolo del mais”, una zona compresa tra la città di Mafikeng, il Lesotho e lo Swaziland) a sud, lungo le coste, si trovano invece coltivazioni di tipo Mediterraneo, con una vasta produzione di frutta – mele, pesche, pere, prugne, albicocche – di agrumi e di ortaggi.

A sud ovest troviamo invece un’area favorevole ai vigneti, con una produzione di ottimi vini pregiati, mentre nel Natal, lungo le coste orientali grazie al clima umido dovuto ai monsoni, si trova una vasta scelta di frutta tropicale – banane, ananas, manghi e papaie – oltre ad esserci numerose piantagioni. Le principali colture che vengono prodotte qui sono la canna da zucchero, il tabacco, il cotone, il kenf e tutte le piante oleaginose; il modo di coltivare queste piantagioni così estese è ancora oggi praticata in due modi ben distinti: da un lato c’è un’agricoltura di sussistenza, ad esempio nelle zone degli ex Bantustan, dove i terreni più poveri, divisi in appezzamenti piccoli, sono coltivati con una metodologia molto arretrata, e un’agricoltura di piantagione, gestita dai Bianchi e altamente meccanizzata.

Oltre il 65% del territorio del Paese è ricoperto da pascoli estesi, usati in modo razionale per l’allevamento del bestiame. I bovini (con circa 13 milioni di capi) si trovano soprattutto nelle umide regioni a nord est del paese, sugli altopiani a prateria e garantiscono il più alto consumo di proteine alla popolazione locale dell’intera Africa, alimentando una florida industria di latticini, carne e pelle; sugli altopiani delle zone centrali, molto più asciutte, si trovano per lo più allevamenti di ovini (circa 30 milioni) e caprini (più di 6 milioni), tra cui si possono trovare le razze pregiate di angora, karakul e merino, che forniscono una grossa quantità di lana e pelli che viene in parte esportata e in parte usata nell’industria tessile del luogo. I suini, gli equini e i volatili, invece, sono capi di bestiame meno numerosi nella zootecnia sudafricana. Lungo le coste a sud e ad ovest del Sud Africa si pratica la pesca, con oltre 500 000 tonnellate di pesce annuo; in queste acque fredde dell’Atlantico si trovano molte varietà di pesci, come ad esempio: sardine, sgombri, acciughe e merluzzi. I porti più importanti del Paese sono Port Nolloth, Saldanha, Lambert's Bay, ed anche Città del Capo e Hout Bay; un moderna flotta peschereccia, con tanto di navi-fattoria, fanno sì che l’industria conserviera della regione sia particolarmente sviluppata. Un altro settore primario di grande importanza è quello della produzione di legname (se ne conta in media 25 milioni di mc all’anno); le foreste ed i boschi che si trovano in gran quantità nelle zone marittime a sud del paese e sui Monti dei Draghi, rappresentano circa il 7% di tutto il territorio. Essi, oltre ad essere fonte di legname, producono un’essenza da concia, il wattle, e l'eucalyptus, utili nelle strutture che sostengono le gallerie delle miniere.

Risorse Minerarie

Le risorse che provengono dalle miniere sono un elemento portante dell’economia del Paese; grazie a loro infatti il Sudafrica ha raggiunto una posizione di prestigio a livello mondiale e riuscì a mantenerla, nonostante, a causa della politica di apartheid, la comunità internazionale all’unanimità la condannasse. Il processo di industrializzazione che si ebbe durante l’Ottocento grazie allo sfruttamento di queste risorse, diede vita al sorgere dei primi gruppi urbani; sin da allora l’estrazione mineraria andò avanti su larga scala utilizzando tecniche sempre più all’avanguardia. Il Sudafrica è uno dei principali produttori mondiali per quanto riguarda i minerali più pregiati: al primo posto nell’estrazione dell’oro (quasi un terzo dell’intero pianeta) e ai primi posti per quanto riguarda i diamanti, oltre a parecchie altre importanti risorse minerarie presenti su tutto l’immenso territorio estratte annualmente.

Tornando a parlare dell’oro, esso è la maggior ricchezza del Paese e si trova nei filoni di quarzo, nei giacimenti alluvionali e in conglomerati. Attorno al settore aurifero gira l’economia sudafricana e direttamente o indirettamente dipendono parecchie attività che grazie a lui vengono finanziate. I primi e più importanti giacimenti, scoperti alla fine del XIX secolo nel Witwatersrand, danno lavoro a qualche centinaia di migliaia di persone; a causa però dell’esaurirsi man mano dello strato superficiale si è dovuto proseguire più in profondità, facendo così aumentare i costi di estrazione, nonostante la manodopera venisse pagata una miseria, e rendendo necessaria la ricerca di nuovi giacimenti da sfruttare. Affiancatesi a quelle del Witwatersrand, le miniere di Odendaalsrus, Elsburg (Germiston), West Driefontein, Western Deep Levels, East Daggafontein, Vaal Reef, Freegold, President Brand, Kloof (solo per nominarne alcune) si sono dimostrate subito molto proficue: la produzione si sta comunque lentamente affievolendo e stanno così nascendo forti preoccupazioni per la continua necessità di ingenti investimenti in questo settore.

Scoperti molto prima dell’oro, ai diamanti sudafricani è legata la fortuna delle miniere del Paese, soprattutto nel distretto minerario di Kimberley, considerata capitale mondiale dell’industria diamantifera. Le zone più attive al giorno d’oggi si trovano nei pressi di Kimberley, a Pretoria (Premier) e a Jagersfontein e Koffiefontein, nello Stato Libero; per la ricerca di diamanti alluvionali invece si può andare nel letto del fiume Vaal, Lichtenburg e alla foce dell'Orange. Si possono estrarre un ingente numero di diamanti anche dal fondale marino, grazie ad attrezzature particolari. La stima di produzione di diamanti annui si aggira sui 10 milioni di carati e per la maggior parte serve come uso industriale; in Sud Africa ha sede la più grossa compagnia mondiale nella lavorazione e nel commercio diamantifero, la multinazionale De Beers Consolidated Mines Ltd., che detiene e gestisce miniere in tutto il continente africano.

In notevole numero si trovano, inoltre, le miniere di carbone; esse sono importanti oltre che per l’ingente esportazione anche per apportare l’energia necessaria al Sudafrica per far funzionare tutto il suo apparato produttivo. Le miniere più produttive si trovano soprattutto nel Mpumalanga, nel KwaZulu-Natal e nello Stato Libero; si pensa che, nonostante l’alto grado di sfruttamento, siano addirittura inesauribili avendo una produzione che arriva quasi ai 200 milioni di tonnellate annue. A causa della crisi petrolifera del 1973, l’estrazione del carbone ebbe un notevole impulso; infatti, essendoci una richiesta dal mercato internazionale molto alta il Paese potenziò tutti gli impianti per poter così espandere le esportazioni. In quella situazione il Sudafrica, non avendo giacimenti petroliferi a disposizione e dovendo dipendere dal petrolio estero, trovò il modo di subire meno la crisi rispetto agli altri Stati: il procedimento di estrazione che si mise a punto per estrarre gli idrocarburi di sintesi dal carbone, riuscì a colmare almeno la metà della richiesta interna di benzina.

Da ricordare, inoltre, fra le ulteriori risorse minerarie del territorio del Sudafrica, il platino e l’uranio: per quanto riguarda il primo, anche qui il Paese è tra i maggiori produttori mondiali con le sue miniere di Rustenburg e Union; il secondo, invece, estratto a Hartbeesfontein, Vaal Reef e Western Area, è ritenuto un sottoprodotto dell’oro ed è sia esportato sia utilizzato nell’alimentazione di centrali elettronucleari. Per finire, si possono trovare molti altri minerali, metallici e non: ferro, rame, manganese, stagno, cromite, vanadio, antimonio, piombo, nichel, zinco, ed inoltre fosfati, amianto, magnesite e parecchi altri, di cui alcuni considerati “strategici” per l’industria mondiale.

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